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La bonifica dell'agro pontino è stato un processo lungo e travagliato che ha conosciuto i suoi albori già in epoca romana. Le paludi si sono formate circa 150 milioni di anni fa, poiché il mare non riesce naturalmente a defluire. L'abbondanza di sorgenti e fiumi nella regione rendono questa condizione ancora più complessa. Già i Volsci nel V secolo a.C. avevano ideato un sistema di drenaggio che permetteva di controllare le acque, ma l'impaludamento si verificò nuovamente per cause non molto chiare tra la fine del IV secolo a.C. e l'inizio del II secolo a.C..
In maniera non sistematica, i romani si occuparono, ma con scarsi risultati, del drenaggio delle acque, finché le acque riguadagnarono i loro spazi nell'epoca medioevale. Diversi pontefici si occuparono, nel corso dei secoli successivi, della bonifica delle Paludi Pontine. I più efficienti furono Leone X (1513-21), Sisto V (1585-90), Pio VI (1755-99) e Pio IX (1846-78), che istutuì il Consorzio della Bonificazione Pontina, tutt'oggi esistente ma unificato con il Consorzio di Bonifica Latina. Essi prendono la denominazione di Consorzio di Bonifica dell'Agro Pontino. Fino al 1870, di 19.000 mila ettari di palude furono bonificati 10.000 ettari, ma le leggi promulgate per la sua salvaguardia e bonifica non furono praticamente attuate.
Tra il 1919 e il 1929 ci fu una grande nuova opera di bonifica, ma fu solo tra il 1930 e il 1945, per volere di Benito Mussolini, che la zona iniziò una importante bonifica integrale (agraria, sanitaria, idraulica). Grazie alla bonifica di gran parte dell'agro pontino sorsero le cosidette "Cinque città": Littoria (Latina) nel 1932, Sabaudia nel 1934, Pontinia nel 1935, Aprilia nel 1937, Pomezia nel 1939. Durante la seconda guerra mondiale, la zona appena bonificata subì forti e ingenti danni, dovuti al passaggio delle truppe tedesche.
Lo scatto preso in considerazione è probabilmente degli anni subito precedenti o contempornaei alla bonifica integrale.